lunedì 5 dicembre 2011

IL CORAGGIO

sabato, 07 maggio 2005
E allora cominciai a mangiare le mie polpette. Erano al sugo. Cioè, prima fritte in padella poi mescolate col sugo che precedentemente era stato preparato in un altro tegame. Comunque io presi a mangiarle. Prima una , poi due, poi tre poi ... non mi ricordo. Non le lasciai certo da sole. Feci in modo che il pane, quello " cafone", il dorso croccante ma tenerissino, il ventre fragrante e morbido, la pancia rosolata al limite del bruciato, recitasse bene la sua parte inzuppandosi nel sugo e raccogliendo le parti delle polpette che la forchetta non riusciva a prendere. Naturalmente il pollice era protagonista di questa raccolta frenetica nell'aiutare il pane e la forchetta. Masticavo poco, ingozzavo molto. Il piacere maggiore me lo dava poi bere dal collo della bottiglia mentre ancora la mia bocca era trasbordante di quella poltiglia rosso-cremisi di salsa, carne macinata, pane e pollice. Ricordo bene che le ultime quattro polpette le schiacciai lievemente, quindi le conficcai nel "cozzetto" di pane rimasto e che avevo sventrato della mollica. Questa poi mi servì per ripulire l'insalatiera della salsa, evitando così un lavaggio troppo faticoso poi, e per richiudere il cono di pane in modo da evitare che ad ogni mio morso le irriconoscibili polpette schizzassero fuori ogni volta. Le avevo imprigionate senza scampo. Alla fine del furioso pasto, durato non più di quattro cinque minuti tra il mordere il masticare e l'ingoiare, mi alzai, presi il libro e le sigarette ed il telefono. Accesi, feci il suo numero e lessi:
 "...il coraggio viene dallo stomaco...........tutto il resto è disperazione!".

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