lunedì 5 dicembre 2011

(as)solo

 domenica, 15 aprile 2007
entro nella stanza luccicante di risate estranee bicchieri vuoti e la cerco mi appoggio alla parete prendo il bicchiere di margarita bevo fumo un accenno di marlboro chi mi guarda appena chi mi sorride idiota chi se ne frega io la cerco tra quel fumoso bianco di luci assopite suona trane non lo sente nessuno tranne quello grasso in poltrona beve bourbon il bicchiere sempre a metà gli occhi appannati ma forse dorme mi scosto vado fuori la vedo seduta in grembo a quello seduto di spalle gioca a carte con altre risate altri bicchieri vuoti mi affianco un poco mi vede non un cenno appena un scatto le sue guance quello le dice di un bicchiere d'acqua si alza mi vede ancora rientra io fumo e poi bevo respiro questa notte del niente lei ritorna con l'acqua di nuovo in braccio non mi guarda lui dice grazie amore lei mi vede lì di fianco si sistema i capelli
un pò si vergogna

Un blues

mercoledì, 20 settembre 2006

     Il nano si arrampicò velocemente sul treno merci diretto ad ovest.
Aveva aspettato tutta la notte addormentato sul pilone di un traliccio di fianco al binario.
Appena l'alba, il merci lo aveva svegliato con un fischio sordo, lontano, e il nano s'era preparato. Fagotto di traverso sulle spalle, sorsata di gin dalla bottiglia che la notte prima in un bar aveva nascosto nella tuta di jeans e che gli faceva un cazzo enorme, tanto che la vecchia puttana dietro al bancone aveva pensato che forse la morte sarebbe stata ancora lontana, se solo quel nano avesse voluto. Ma il nano era stanco di fare capriole. Le aveva fatte per tutto il giorno per pochi spiccioli, e solo per far ridere i ragazzini in quel parco giochi. No, la puttana puzzava troppo di vecchia e lui voleva solo arrampicarsi su quel treno.
Un salto incredibile, e il nano felino s'arrampicò alle sbarre del finestrino del vagone bestiame. La merda fumante l'avrebbe tenuto al caldo, e i ferrovieri non ci avrebbero messo il naso dentro. Continuò a dormire.
Il pomeriggio lo trascorse im groppa alla mucca per guardare fuori il paesaggio. Boschi e praterie si alternavano a colline rosse sullo sfondo. Ma quello che lo metteva di buon umore, che lo faceva godere proprio, era la fila di case basse, le piccole auto che scorrevano ogni tanto su strade strette, gli omini minuscoli che a gruppi sfilavano lontano mentre il nano lassù, sul culo di una mucca poteva nasconderli con un dito, il suo dito, il dito di un nano, cazzo.
domenica, 25 giugno 2006 
 
a un certo punto uno decide di scrivere una poesia
c'è un'urgenza disfatta
perché si sente in contatto con  energie cosmiche ancestrali
nella tua voce disciolta
al centro di un universo di sensazioni che cercano scampo
da un amore stanco dei nostri pensieri
invocano una via di fuga
e di sguardi scrostati
percorrono frenetiche il dedalo intricato di vene e capillari
da pacate illusioni
miste a malinconiche pulsazioni
E la voce rimane
che accelerano battiti e respiro
affannata avvinghiata sospesa
e spingono il corpo ad aprire vie di fuga
al ricordo di sguardi
a lasciar squarciare fuori la necessità di esplosione
sinceri affamati
per evitare implosioni
le nostre vite stupite
e allora scrivi una poesia e dopo pensi:
una scorreggia sarebbe stata più efficace.

Stiratrici per caso

domenica, 11 giugno 2006

Debby dice: vai a vivere da solo? bene ma come fai a cucinare giusto le uova o un hamburger crudo e poi pulire i piatti lavare le camicie e stirare e lavare i pavimenti e la polvere e stirare, stirare come fai e la spesa le scorte i detersivi la frutta e stirare, stirare devi imparare e scegliere i mobili legno laccato tanganika laminato color faggio noce ciliegio e un divano certo due tre posti il letto una piazzaemezza se no si sta scomodi e stirare, stirare e lavare lenzuola cuscini lampade piantane il bagno è piccolo manca la doccia ci vuole lo scaldino a gas devi spendere soldi che non hai e il terrazzino è sporco e pieno di animali gatti lucertole forse topi e gli insetti ci vogliono le zanzariere un buon idraulico e stirare, ti ci vuole un'ucraina e un elettricista un imbianchino e il parquet è sporco devi farlo lucidare fare un finanziamento e stirare
Io mi stiro sul parquet sudicio il bilocale vuoto e scuro ho comprato un bicchiere da vino bellissimo stappo il traminer faccio finta di riconoscere il profumo e mi stiro tanto da scorgere il gatto che si affaccia dal mio nuovo terrazzo tutto sporco e infangato con in bocca la carogna di una lucertola forse un topo penso di affrontarlo poi magari penso che può aiutarmi a stirare via questa domenica del cazzo

Totoblog

domenica, 26 febbraio 2006
 
Interno   Sera
Due personaggi: Totò e Pietro De Vico
Totò in veste di Serial killer crede di avere avvelenato un uomo e lo ha nascosto in una valigia messa dietro un divano nel salone della villa di proprietà del morto. Va a chiamare De Vico suo complice "indifeso" per farsi aiutare a trasportare la valigia. Quando però i due rientrano nel salone trovano la valigia aperta ed il cadevere steso sul divano.
Totò: -- Vorrei sapere chi si diverte a togliere i morti dalle valigie... Prendilo per i piedi...
I due fanno fatica a sollevarlo
De Vico: - Ma, mi sembra che si è allungato..
Totò: - Non è possibile! I morti non si allungano... semmai si imbruttiscono, si fanno brutti. QUESTI SONO MORTI CHE NON PUOI TENERE IN CASA...-.

Così si svoltano le serate

Trois couleuers: blog bianco

domenica, 12 febbraio 2006
 
L'albino entrò nel vagone, attese che si richiudessero le porte e cominciò con voce impostata
- Signori e signori non soono non un tooossico, non un criminaleee...
una musica sottile traspariva
- sooono sposato e hooo due bambiniii...
una cantilena ripetuta mille volte
- soono aaalbino e coome saaapete non veedo beneee...
a tratti dolce
- non poosso laavorareee...
eppure un chè di metallico si percepiva in quelle note improvvisate
- lo strooofinaccio maaangia pooolvere...
un'inquietante assenza di modulazioni 
- solo un eurooo...
che tuttavia catturava l'ascolto di tutti noi viaggiatori distratti dal dondolìo lento dei vagoni
- l'aaaccendigaaas multiusò...
dal lento brusìo di rotaie e funi e correnti elettriche
-solo un'euroooo...
non lo ascoltavamo veramente ma lasciavamo che quel suono metallico ci avvolgesse
- il caaane che abbaia peeeer i vostriii baaaambiniii...
rabbrividendo di quell'assenza che ci teneva tutti in pausa, in attesa di qualcosa da attendere
- il pooortachiaviii deeella fooortunaaa...
guardai il suo sguardo bianco immòto
-sooolo un eeeuro...
ghiacciato dal vuoto di quegli occhi d'avorio
- serve qualcosà signoriii...
che non guardavano, sembravano non vedere nessuno dei visi attoniti che lo circondavano
- serve qualcosà signoriii...
e non sentivo più le sue parole ma distinguevo a stento il suono piano della sua voce
- graaazie signori
la musica sottesa della sua filastrocca
- graaazie signori...
e infine  percepiii chiaramente quel che diceva, ogni parola ogni sillaba, le sue frasi di marmo
- Ho visto cose che voi umani neanche immaginate, astronavi in fiamme a largo di orione...
Il terrore mi bloccò per un momento, poi il treno si fermò ed io mi spinsi fuori.
La sua voce mi inseguì ancora un momento
- E' tempo di morire.

old-fashioned

domenica, 08 gennaio 2006
 
L'amico appoggiava la testa al finestrino lasciando che la striscia di campi e colline gli sfiorasse la testa, penetrasse il suo orecchio come un suono che lasciamo penetrare senza dire o sentire. L'altro amico guidava e sparava cazzate veloci, rassicuranti di sorrisi e risate che non distraevano quel mattino di sole. Io dietro assaporavo il profumo del ricordo che quel momento sarebbe diventato, la campagna striata di vigne e frutteti la striscia gelida di azzurro che scorreva sopra di noi, le facce sparse e attonite che improvvisi ci spargevano di sguardi curiosi. L'amico guidava, parlava di donne , le sue , le nostre. La donna dell'amico al finestrino riusciva sempre a ghermirlo di un sottile brusìo.
Cos'è che non va - , ridendo chiedevamo senza aspettare risposte. E lui non rispondeva mai. Fumava e attraversava le nostre parole con lo sguardo bambino di chi vorrebbe scapparere da casa. Non scappava mai. Ogni volta ci attendevano parole di vino e risate e sfide a pallone...
" traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest'uomo che gira
tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
e non scappa di casa."